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Marco Caputo
Synlab Med srl, Calenzano (FI)

(aggiornamento agosto 2021)

 

La valutazione biochimica della funzionalità dell’asse ipofisi-surrene resta ancora oggi un cantiere aperto. Le problematiche analitiche poste dall’affidabilità del dosaggio di ACTH, anche se ridimensionate rispetto al passato, sono ancora presenti e non devono essere sottovalutate. Esistono importanti condizioni pre-analitiche da osservare per non compromettere i passaggi successivi: i campioni devono essere raccolti in provette contenenti EDTA, pre-refrigerate fino al momento del prelievo, da effettuare preferibilmente al mattino. Il plasma va separato entro 2 ore dal prelievo ed immediatamente congelato.
La tecnologia di misura oggi più diffusa è rappresentata dai metodi immuno-radiometrici con doppio anticorpo, in automazione. Si utilizza un primo anticorpo monoclonale, biotinilato, abbinato ad un secondo anticorpo complessato con rutenio. Si aggiungono poi particelle rivestite di streptavidina e si consente lo sviluppo della reazione. L’entità del segnale generato è direttamente proporzionale alla concentrazione di ACTH nel campione. Oltre alla possibile presenza di anticorpi eterofili, nota da più tempo, deve essere sempre tenuta presente l’interferenza da biotina, come già segnalato per altri dosaggi ormonali. Il laboratorio è in grado di valutare la presenza di anticorpi eterofili e identificarli mediante la loro determinazione diretta o cimentando il campione con anticorpi in grado di intercettarli. Per la biotina non esistono al momento soluzioni analitiche. Il clinico deve essere pertanto allertato e verificare questa possibilità in anamnesi. Molto è stato fatto per limitare i possibili danni di risultati inaccurati indotti da interferenti, ma il problema è ancora presente nella pratica quotidiana: una ragionevole dose di scetticismo va intelligentemente adoperata nel valutare risultati non coerenti con il quadro clinico. Come sempre, una efficace e tempestiva comunicazione biunivoca tra clinico e laboratorista resta il miglior antidoto agli inevitabili rischi connessi alla diagnostica biochimica.
È infine da segnalare una specificità “eccessiva” per la molecola intatta di ACTH, che non consente di riconoscere precursori e frammenti biologicamente attivi e potenzialmente rilevanti anche dal punto di vista clinico.

 

Bibliografia

  1. Levinson SS, Miller JJ. Towards a better understanding of heterophile (and the like) antibody interference with modern immunoassays. Clin Chim Acta 2002, 325: 1-15.
  2. Pecori Giraldi F, Saccani A, Cavagnini F et al. Assessment of ACTH assay variability: a multicenter study. Eur J Endocrinol 2011, 164: 505–12.
  3. Samarasinghe S, Meah F, Singh V, et al. Biotin interference with routine clinical immunoassays: understand the causes and mitigate the risks. Endocr Pract 2017, 23: 989-98.
  4. Donegan DM, Algeciras-Schimnich A, Hamidi O, et al. Corticotropin hormone assay interference: A case series. Clin Biochem 2019, 63: 143-7.
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Marco Caputo
Synlab Med srl, Calenzano (FI)

(aggiornamento settembre 2021)

 

Oggi si utilizzano per il dosaggio delle gonadotropine solo metodi immunometrici, generalmente immuno-dosaggi sandwich (non competitivi) a 2 siti, con rilevazione in chemi-luminescenza o in fluorescenza, che utilizzano quantità costanti di 2 anticorpi dotati di specificità per la subunità ß della molecola intatta. Esiste una relazione diretta tra la quantità di gonadotropine presente nel campione del paziente e la quantità di segnale rilevata dal sistema.
Campioni fortemente emolizzati non possono essere processati. La presenza di anticorpi eterofili è in grado di interferire con i dosaggi immunologici, producendo risultati falsamente elevati o ridotti. Anche se la maggior parte dei kit del commercio è in grado di assorbire questa interferenza, risultati dubbi vanno sempre approfonditi.

 

Interferenze farmacologiche
I pazienti che utilizzano biotina ad alte dosi possono registrare risultati inaccurati.
Nelle donne: i valori di LH endogeno possono essere aumentati dalla somministrazione di GnRH, clomifene citrato e gonadotropina umana della menopausa (hMG) e ridotti dalla somministrazione di estrogeni o testosterone.
Nei maschi: i valori di LH endogeno possono essere aumentati dalla somministrazione di hMG e ridotti dalla somministrazione di testosterone.

 

Bibliografia

  • Wheeler MJ (ed). Hormone Assays in Biological Fluids, 2013 (2nd Edition), Chapter 6: The measurement of LH, FSH, and prolactin.
  • Iwasa T, et al. Comparison and problems of measured values of LH, FSH, and PRL among measurement systems. Endocr J 2006, 53: 101-9.
  • Sikaris K, et al. Reproductive hormone reference intervals for healthy fertile young men: evaluation of automated platform assays. J Clin Endocrinol Metab 2005, 90: 5928-36.
  • Clinical and Laboratory Standards Institute. Interference Testing in Clinical Chemistry; Approved Guideline—Second Edition. Wayne, PA: Clinical and Laboratory Standards Institute; 2005. CLSI Document EP7‑A2.
  • Rifai N, Horvath AR, Wittwer CT, eds. Tietz Textbook of Clinical Chemistry and Molecular Diagnostics. 6th Elsevier 2018.
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Marco Caputo
Synlab Med srl, Calenzano (FI)

(aggiornamento agosto 2021)

 

In Chimica Clinica i termini osmolarità (numero di milliosmoli di soluto per litro di soluzione, mOsm/L), e osmolalità (milliosmoli di soluto per kilo o litro di acqua in soluzione, mOsm/kg) sono sostanzialmente identici. L’osmolarità plasmatica viene abitualmente calcolata anche sulle piattaforme automatizzate utilizzando la formula semplificata di Worthley: 2[Na+2] + Glucosio (mg/dL)/18 + BUN (mg/dL)/28.

I metodi di dosaggio diretto sfruttano le proprietà colligative (aumentata pressione osmotica, diminuita pressione di vapore, aumentato punto di ebollizione e diminuito punto di congelamento), collegate direttamente al numero totale di particelle di soluto per massa di solvente. Esistono in commercio osmometri per la misura diretta dell’osmolarità plasmatica e urinaria. Sono essenzialmente basati sulla valutazione del punto di congelamento o sull’abbassamento della pressione di vapore.

 

Bibliografia

  • Wrenn KD. Osmolality. Ann Intern Med 1991, 114: 337-8.
  • Rasouli M. Kalantari KR. Comparison of methods for calculating serum osmolality: multivariate linear regression analysis. Clin Chem Lab Med 2005, 43: 635-40.
  • Rasouli M. Basic concepts and practical equations on osmolality: Biochemical approach. Clin Biochem 2016, 49: 936-41.
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TSH

Ormoni tiroidei

Tireoglobulina

Calcitonina

Anticorpi

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Marco Caputo
Synlab Med srl, Calenzano (FI)

(aggiornamento agosto 2021)

 

Da almeno una ventina di anni si è consolidata nei laboratori clinici la pratica di misurare gli ormoni tiroidei su piattaforme automatizzate. Alla base di questa diffusione si pone l’ipotesi dell’ormone libero, che postula l’assioma che l’effetto biologico complessivo sul metabolismo sia determinato dalla frazione di ormone non legato alle proteine. Almeno in medicina di laboratorio questo principio è stato universalmente accettato. Nessun metodo di dosaggio delle frazioni libere può prescindere dalla valutazione dell’equilibrio dinamico tra frazione libera e frazione legata, perché nessun metodo misura direttamente le molecole libere circolanti. L’assunto è che, prelevando una frazione minima degli ormoni circolanti, anche l’alterazione dell’equilibrio libero/legato sia minima e quindi non decisiva.
Oggi i metodi largamente più diffusi sono dosaggi competitivi basati su rilevazione chemiluminescente di una reazione tra ormone e anticorpo marcato, sfruttando le proprietà del sistema biotina/avidina. La quantità di segnale generato è inversamente proporzionale alla concentrazione di ormone presente nel campione. L’estrema facilità di impiego, i costi contenuti e la velocità di produzione dei risultati hanno favorito una diffusione universale di questi metodi.
Tuttavia, è necessario mettere in guardia contro il rischio concreto di risultati inaccurati per la presenza di possibili interferenti difficili da rilevare, ma largamente responsabili delle cosiddette “tiroidi paradosse”, in cui i risultati del laboratorio sconcertano il clinico e il paziente, ma trovano quasi sempre una spiegazione legata a uno di questi interferenti. Gli anticorpi eterofili, gli anticorpi anti-specie animali (capra, coniglio, pecora e, più spesso, topo) sono quelli da più tempo conosciuti. Più recentemente, l’utilizzo clinico della biotina (vitamina B7) in quantità sovra-fisiologiche ha creato una serie di problemi che la letteratura ha cominciato a segnalare insistentemente. Nel dosaggio degli ormoni tiroidei liberi, l’interferenza da eccesso di biotina si manifesta come sovrastima della reale concentrazione di fT3 e fT4, perché – come ricordato prima – il segnale è inversamente proporzionale alla concentrazione.
Nel prossimo futuro potrebbe essere interessante studiare l’impatto clinico della rilevazione dei metaboliti degli ormoni tiroidei (iodiotironine, acidi iodiotiroacetici, iodoglicuronidi e iodosolfati). Finora il loro studio è stato limitato dalla indisponibilità di metodi standardizzati. L’introduzione nel laboratorio di Endocrinologia della cromatografia liquida con doppia spettrometria di massa (LC-Tandem), finora riservata alla determinazione di singoli analiti, potrebbe essere applicata alla definizione di un intero profilo di metaboliti. Il reale impatto clinico di questo approccio è ancora da valutare.

 

Bibliografia

  • Thienpont LM, Van Uytfanghe K, Poppe K, et al. Determination of free thyroid hormones. Best Pract Res Clin Endocrinol Metab 2013, 27: 689-70.
  • Mattman A, DeMarco ML, Wong S, et al. Grave clinicopathologic correlation: a case of hyperthyroxinemia. J Appl Lab Med 2016, 1: 310–4.
  • Favresse J, Burlacu MC, Maiter D, et al. Interferences with thyroid function immunoassays: clinical implications and detection algorithm. Endocr Rev 2018, 39: 830-50.
  • Caputo M. Biotina: repetita juvant. AME Breaking News 9/2019.
  • Zucchi R, Rutigliano G, Saponaro F. Novel thyroid hormones. Endocrine 2019, 66: 95-104.
  • Jongejan RMS, Klein T, Meima ME, et al. A mass spectrometry-based panel of nine thyroid hormone metabolites in human serum. Clin Chem 2020, 66: 556-66.
  • University of Washington. Laboratory Procedure Manual: free T4. https://www.cdc.gov/nchs/data/nhanes/nhanes_07_08/thyrod_e_met_free_thyroxine_free_t4.pdf.
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Marco Caputo
Synlab Med srl, Calenzano (FI)

(aggiornamento agosto 2021)

 

L’utilizzo ottimale in clinica del dosaggio della tireoglobulina esige il rispetto di alcune caratteristiche:

  • la calibrazione con materiali di riferimento certificato (BCR 457);
  • la dimostrazione di una sensibilità funzionale < 1 μg/L;
  • l’impiego costante dello stesso metodo per un adeguato numero di anni;
  • la rilevazione della presenza di anticorpi anti-tireoglobulina.

Negli ultimi anni i metodi immunometrici hanno avuto la maggiore diffusione, a causa della praticità, economicità e rapidità rispetto ai dosaggi competitivi (RIA). Questi ultimi hanno minore sensibilità all’interferenza da anticorpi anti-tireoglobulina, ma non sono più utilizzati in modo estensivo come in passato. I metodi non competitivi di seconda generazione hanno sensibilità funzionale < 0.1 μg/L. Si ricorda che la “sensibilità funzionale” di un metodo per il dosaggio della tireoglobulina è la più bassa concentrazione di tireoglobulina misurabile con un CV ≤ 20% in un periodo di 6/12 mesi e con almeno due differenti lotti di calibratore e reagenti. L’introduzione di questi metodi nella pratica clinica ha consentito di ridurre il ricorso allo stimolo con TSH nel follow-up dei pazienti con carcinoma differenziato della tiroide. È importante, inoltre, che il laboratorio documenti che il metodo in uso abbia un’imprecisione stabile nel tempo per essere clinicamente utile, dati i tempi lunghi del monitoraggio. L’estrema difficoltà di comparare risultati ottenuti con metodi differenti suggerisce di raccomandare fortemente di utilizzare lo stesso metodo per tutto il periodo monitorato e, idealmente, lo stesso laboratorio.
La maggiore limitazione degli immuno-dosaggi è la presenza di anticorpi anti-tireoglobulina. L’effetto più comune della loro presenza è un risultato falsamente basso o addirittura indosabile del marcatore, in grado di mascherare la presenza di malattia. Gli anticorpi eterofili invece possono dare falsi positivi, inducendo falsamente a credere alla persistenza di malattia residua. Ecco perché ancora oggi è fortemente raccomandato di abbinare sempre al dosaggio della tireoglobulina quello degli anticorpi.
Esiste anche un metodo che utilizza la cromatografia liquida con doppia spettrometria di massa (LC/Tandem). Il ricorso a questo metodo sembra utile nei pazienti con tireoglobulina indosabile con i metodi immunometrici per la presenza di anticorpi anti-tireoglobulina. Servono però ulteriori dati per confermarne la reale utilità clinica.
Il siero è la matrice raccomandata, ma può essere utilizzato anche plasma (eparina o EDTA). Se non si dosa subito, il campione deve essere congelato.

 

Bibliografia

  • Kushnir MM, Rockwood AL, Roberts WL, et al. Measurement of thyroglobulin by liquid chromatography-tandem mass spectrometry in serum and plasma in the presence of antithyroglobulin autoantibodies. Clin Chem 2013, 59: 982–90.
  • Netzel BC, Grebe SK, Carranza Leon BG, et al. Thyroglobulin (Tg) testing revisited: Tg assays, TgAb assays, and correlation of results with clinical outcomes. J Clin Endocrinol Metab 2015, 100: E1074–83.
  • Spencer C, LoPresti J, Fatemi S. How sensitive (second-generation) thyroglobulin measurement is changing paradigms for monitoring patients with differentiated thyroid cancer, in the absence or presence of thyroglobulin autoantibodies. Curr Opin Endocrinol Diabetes Obes 2014, 21: 394–404.
  • Giovanella L, Feldt-Rasmussen U, Verburg FA, et al. Thyroglobulin measurement by highly sensitive assays: focus on laboratory challenges. Clin Chem Lab Med 2015, 53: 1301–14.
  • Evans C, Tennant S, Perros P. Serum thyroglobulin in the monitoring of differentiated thyroid cancer. Scand J Clin Lab Invest 2016, 245: S119-23.
  • Haugen BR. 2015 American Thyroid Association management guidelines for adult patients with thyroid nodules and differentiated thyroid cancer: what is new and what has changed? Cancer 2017, 123: 372–81.
  • Algeciras-Schimnich A. Thyroglobulin measurement in the management of patients with differentiated thyroid cancer. Crit Rev Clin Lab Sci 2018, 55: 205-18.
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Marco Caputo
Synlab Med srl, Calenzano (FI)

(aggiornamento agosto 2021)

 

La calcitonina ha rappresentato fino a pochi anni fa un serio problema analitico per il laboratorio clinico. Disponendo solo di anticorpi policlonali, era impossibile discriminare con sicurezza la presenza del monomero maturo rispetto a numerose altre forme circolanti e la sensibilità era nettamente inferiore a quanto richiesto dalle indicazioni cliniche. Con l’introduzione dei metodi IRMA la situazione è migliorata, ma solo con la disponibilità dei moderni metodi a 2 siti si possiede oggi uno strumento adeguato, anche se le criticità di questo dosaggio restano ancora numerose e l’interpretazione dei risultati deve tenerne conto, specialmente quando si sposa la linea di utilizzare la calcitonina come screening per il carcinoma midollare della tiroide su tutte le lesioni nodulari (condotta non raccomandata da molte linee guida).
Valori falsamente alti possono essere causati dalla presenza di anticorpi eterofili o anti-topo. Attenzione ai consumatori di biotina e ai soggetti, al momento molto rari, con titoli alti di anticorpi anti-streptavidina o anti-rutenio.
Esistono studi volti a dimostrare che il dosaggio della calcitonina come marcatore di neoplasia midollare della tiroide può essere sostituito con quello del precursore procalcitonina, che presenterebbe sicuri vantaggi in termini di stabilità dell'analita, accuratezza del dosaggio, standardizzazione dei metodi.
Siero e plasma sono ugualmente accettabili come matrici, ma il campione deve sempre essere refrigerato dalla raccolta fino all’esecuzione della misura, ed eventualmente congelato (stabilità 1–3 mesi). A causa dell’estrema variabilità inter-metodo, il laboratorio dovrebbe indicare nella risposta il metodo e la piattaforma analitica utilizzata. È fortemente raccomandato, in caso di dosaggi seriati, di ricorrere allo stesso metodo, possibilmente nello stesso laboratorio.

 

Bibliografia

  • Vardarli I, Weber M, Weidemann F, et al. Diagnostic accuracy of routine calcitonin measurement for the detection of medullary thyroid carcinoma in the management of patients with nodular thyroid disease: a meta-analysis. Endocr Connect 2021, 10: 358-70.
  • Filetti S, Durante C, Hartl D, et al. Thyroid cancer: ESMO clinical practice guidelines for diagnosis, treatment and follow-up. Ann Oncol 2019, 30: 1856-83.
  • Gharib H, Papini E, Garber JR, et al. American Association of Clinical Endocrinologists, American College of Endocrinology, and Associazione Medici Endocrinologi medical guidelines for clinical practice for the diagnosis and management of thyroid nodules--2016 update. Endocr Pract 2016, 22: 622-39.
  • Giovanella L, Garo ML, Ceriani L, et al. Procalcitonin as an alternative tumor marker of medullary thyroid carcinoma. A meta-analysis. J Clin Endocrinol Metab 2021, DOI: 10.1210/clinem/dgab564.
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Marco Caputo
Synlab Med srl, Calenzano (FI)

(aggiornamento agosto 2021)

 

Nelle tireopatie autoimmuni gli auto-antigeni bersaglio di auto-anticorpi sono numerosi e non si limitano ai più conosciuti tireo-perossidasi (TPO), tireoglobulina (Tg) e recettore del TSH (TSH-R). Se ne trovano rivolti contro un antigene della colloide, il Sodium Iodide Symporter (NIS), la megalina. Sono stati identificati anche auto-anticorpi in grado di agire come promotori della crescita ghiandolare, in quanto in grado di stimolare la captazione della timidina triziata (misura della proliferazione cellulare) senza incrementare la concentrazione di cAMP (misura della stimolazione TSH-mediata). Sono stati descritti anche auto-anticorpi contro gli ormoni circolanti T3 e T4. Questi ultimi non sembrano rivestire alcun ruolo patogenetico, ma possono interferire con i dosaggi in vitro.
Lo sviluppo dei moderni metodi immuno-metrici quantitativi ha soppiantato nei laboratori clinici i metodi immuno-chimici (agglutinazione, precipitazione, immuno-fluorescenza indiretta), che hanno avuto il merito di aiutare il processo di riconoscimento del loro ruolo patogenetico. Oggi, dato anche il rilevante numero di richieste, il dosaggio degli auto-anticorpi tiroidei avviene su piattaforme automatizzate e con metodi non isotopici (enzimatici, chemiluminescenti, elettro-chemiluminescenti). I vantaggi sono legati alla maggiore sensibilità a basse concentrazioni, alla migliore standardizzazione e a una praticabilità incomparabilmente maggiore. Si tratta di metodi competitivi o non competitivi (sandwich) utilizzabili su campioni di siero e/o plasma. I campioni possono essere stoccati per una settimana a temperatura di frigorifero prima del dosaggio e, congelati, sono stabili per un mese. Campioni emolizzati non possono essere processati.

Anticorpi anti-recettore del TSH: il gold standard per la misura di questo marcatore continua ad essere il bio-assay, che però risulta poco praticabile per il laboratorio clinico di routine. Esistono in commercio test immunometrici competitivi, ELISA o elettro-chemiluminescenti, con tempi di risposta nettamente più veloci, minore variabilità analitica e costo decisamente inferiore. Tuttavia, l'incompleta standardizzazione rende difficilmente confrontabili risultati ottenuti con metodi diversi. È utile che il laboratorio specifichi nella risposta il sistema utilizzato. Attenzione alla possibile interferenza da biotina e da anticorpi anti-streptavidina o anti-rutenio. Campioni emolizzati non possono essere processati.

 

Bibliografia

  • Gharib H, Tuttle RM, Baskin HJ, et al. Consensus Statement #1. Subclinical thyroid dysfunction: a joint statement on management from the American Association of Clinical Endocrinologists, The American Thyroid Association, and The Endocrine Society. Thyroid 2005, 15: 24-8.
  • Schott M, Hermsen D, Broecker-Preuss M, et al. Clinical value of the first automated TSH receptor autoantibody assay for the diagnosis of Graves’ disease (GD): an international multicentre trial. Clin Endocrinol (Oxf) 2009, 71: 566-73.
  • Freedman DB, Halsall D, Marshall WJ, Ellervik C. Thyroid disorders. In: Rifai N, Horvath AR, Wittwer CT, eds. Tietz Textbook of Clinical Chemistry and Molecular Diagnostics. 6th Elsevier 2018: 1572-616.
  • Diana T, Olivo PD, Kahaly GJ. Thyrotropin receptor blocking antibodies. Horm Metab Res 2018, 50: 853-62.
  • Frohlich E, Wahl R. Thyroid autoimmunity: Role of anti-thyroid antibodies in thyroid and extra-thyroidal diseases. Front Immunol 2017, 8: 521.
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PTH

Calcio

Fosfato

Magnesio

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Marco Caputo
Synlab Med srl, Calenzano (FI)

(aggiornamento agosto 2021)

 

L’eterogeneità molecolare dei prodotti di secrezione delle cellule paratiroidee ha a lungo rappresentato un ostacolo alla disponibilità di dosaggi accurati del PTH circolante. I metodi immunometrici di misurazione del PTH di seconda generazione, introdotti alla fine degli anni ’80 riconoscevano con buona specificità il PTH intatto (1-84) ma anche frammenti biologicamente inattivi, con conseguente sovrastima dei livelli di PTH. Tali problemi sono stati in gran parte, ma non completamente, superati con l’avvento delle metodiche di terza generazione.
I metodi attualmente in uso per la determinazione del PTH, definiti di terza generazione, misurano la concentrazione della molecola intera utilizzando un doppio anticorpo, rivolto sia verso l’estremità N-terminale che verso la C-terminale. Il sistema di rilevazione più diffuso è la chemiluminescenza, che si adatta agli strumenti automatizzati. È buona norma, come per tutti i dosaggi immunometrici, che il laboratorio riporti nella risposta metodo e strumento utilizzato nel dosaggio. Per quanto riguarda la sensibilità diagnostica nell’iperparatiroidismo primitivo, i metodi di seconda generazione e quelli di terza generazione risultano nella maggioranza dei casi equivalenti. Allo stesso modo, nelle ipercalcemie neoplastiche entrambe le generazioni danno valori indosabili di PTH.
L’introduzione dei calcio-mimetici per il trattamento medico degli iperparatiroidismi secondari e terziari ha sostanzialmente cambiato la gestione di questi pazienti. Questi farmaci agiscono sul recettore Ca/Mg inibendo la secrezione di PTH e ostacolando il danno osseo. Il dosaggio ematico di PTH viene utilizzato come monitoraggio di efficacia terapeutica. Anche in questo caso non si sono evidenziate prestazioni diagnostiche significativamente diverse tra metodi di seconda e di terza generazione.
Non si dispone ancora di un metodo di dosaggio in grado di migliorare la valutazione del turn-over osseo nelle diverse manifestazioni di osteodistrofia renale.
Importante l’attenzione da rivolgere a pazienti in trattamento con biotina (vit. B7), in grado di interferire con la maggior parte dei metodi di dosaggio attualmente in uso.

 

Bibliografia

  • Boudou P, Ibrahim F, Cormier C, et al. Third- or second-generation parathyroid hormone assays: a remaining debate in the diagnosis of primary hyperparathyroidism. J Clin Endocrinol Metab 2005, 90: 6370-2.
  • Souberbielle JC, Friedlaender G, Cormier C. Practical considerations on PTH testing. Clin Chim Acta 2006, 366: 81-9.
  • Ljungdahl N, Haarhaus M, Linder C, et al. Comparison of third-generation assay for bio-intact parathyroid hormone. Clin Chem 2006, 52: 903-4.
  • Food and Drug Administration. Safety Communication. The FDA warns that biotin may interfere with lab tests. November 5, 2019.
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Calcio

Vitamina D

Marcatori di turnover osseo

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Marco Caputo
Synlab Med srl, Calenzano (FI)

(aggiornamento agosto 2021)

 

Quando si richiede al laboratorio clinico il dosaggio ematico della vitamina D, si intende sostanzialmente la misura delle concentrazioni circolanti di 25-idrossi-vitamina D totale (25OHD), che per le sue caratteristiche è il miglior indicatore degli stati di deposito della vitamina nell'organismo. La misura della 25OHD deve essere effettuata con metodi in grado di distinguere in modo equi-molare sia la D3 (colecalciferolo) che la D2 (ergocalciferolo), ossia le due forme principali presenti nell’organismo a seguito dell’attività dei raggi UV sulla cute o per introduzione con gli alimenti.
La richiesta di dosare la 1,25-diidrossi-colecalciferolo (calcitriolo), che è la molecola biologicamente attiva prodotta a livello del parenchima renale, a breve emivita, va limitata a pochi e selezionati casi di nefropatie e a specifici quesiti clinici per pazienti in dialisi. Non ha senso la richiesta della vitamina D "madre".
Il metodo di riferimento per il dosaggio della 25OHD è la cromatografia liquida (LC) seguita da doppia spettrometria di massa (Tandem MS), che però non è alla portata della maggioranza dei laboratori clinici generalisti. I metodi LC-Tandem MS sono gli unici in grado di quantificare separatamente le diverse forme di vitamina e i suoi principali metaboliti. Gli immuno-dosaggi adattati sulle piattaforme automatizzate sono di gran lunga i più utilizzati per la loro apparente semplicità d'uso, ma presentano diverse criticità che devono essere riconosciute per poter interpretare correttamente e utilizzare in clinica il dato analitico. I metodi differiscono in base a ragioni generali (presenza di anticorpi eterofili o auto-anticorpi) o peculiari, come la capacità di distinguere in modo equi-molare D2 e D3, di non risentire della presenza di varianti cataboliche come l'epimero C3. È davvero indispensabile che ogni laboratorio conosca a fondo le caratteristiche del metodo utilizzato e sia in grado di fornire a richiesta le maggiori informazioni possibili, specialmente in caso di dosaggio richiesto per valutare la risposta alla terapia. Si ribadisce la necessità che ogni laboratorio specifichi nella propria risposta il metodo e/o la piattaforma utilizzata, e che i pazienti in monitoraggio per terapia integrativa siano preferibilmente indirizzati allo stesso laboratorio che ha eseguito le misure basali. La consapevolezza della relativa inadeguatezza degli attuali metodi ha indotto gli organismi governativi, professionali e le aziende di settore a promuovere una procedura per la standardizzazione dei metodi, analogamente a quanto già fatto o in corso per altri analiti problematici (come il testosterone totale per le donne e l'estradiolo per gli uomini). Il processo di standardizzazione è tuttora in corso e dovrebbe completarsi nei prossimi mesi. Nessun immuno-dosaggio oggi in commercio riesce a rilevare accuratamente concentrazioni di 25OHD < 8 ng/mL (20 nmol/L). Sono al momento confermati i livelli decisionali per definire sufficienti i livelli di deposito di 25OHD:

  • > 20 ng/mL (30 nmol/L) nella popolazione generale;
  • > 30 ng/mL (75 nmol/L) nei soggetti a rischio di carenza.

 

Bibliografia

  • Cesareo R, Attanasio R, Caputo M, et al. Italian Association of Clinical Endocrinologists (AME) and Italian Chapter of the American Association of Clinical Endocrinologists (AACE) position statement: clinical management of vitamin D deficiency in adults. Nutrients 2018, 10: 546.
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Marco Caputo
Synlab Med srl, Calenzano (FI)

(aggiornamento agosto 2021)

 

Dopo un percorso tormentato durato per decenni, da qualche anno si è raggiunto un soddisfacente accordo nell’indicare come marcatori di turn-over osseo (BTM) clinicamente utili solo due molecole plasmatiche, il telopeptide C-terminale del collagene tipo I (CTX-I, Cross Laps) e il propeptide di estensione N-terminale del collagene tipo I (PINP). Richiesti insieme, i due esami sono in grado di monitorare efficacemente sia la fase di riassorbimento (il primo) che di neoformazione (il secondo). Entrambi si sono dimostrati utili nella predizione del rischio di fratture e, soprattutto, nel monitoraggio del trattamento.
Sono disponibili come immuno-assay non competitivo (sandwich) su piattaforme automatizzate. Sia la International Osteoporosis Foundation che la International Federation of Clinical Chemistry hanno raccomandato CTX e PINP come marcatori di turn-over osseo di riferimento.
Tuttavia, l’utilizzo nella pratica clinica di questi marcatori non è così diffuso. I motivi sono da ricercare in difficile riproducibilità dei risultati, eccessiva eterogeneità e variabilità analitica ancora troppo elevata. Si distinguono variabili legate al prelievo e al trattamento del campione e altre dipendenti dalle condizioni del paziente. Di seguito un breve, schematico riassunto delle principali notazioni.

Variabili legate al paziente. Il prelievo andrebbe effettuato al mattino (h 7.30–10.00), a digiuno. Questa raccomandazione si basa sulla constatazione che il picco di concentrazione di CTX-I si registra nelle prime ore del mattino e che il digiuno riduce sensibilmente la variabilità intra-individuale, specialmente nelle donne in post-menopausa. Il giorno prima del prelievo devono essere evitati gli sforzi fisici intensi e prolungati. Non sono riportate variazioni stagionali della concentrazione.

Variabili legate al campione. Possono essere utilizzati sia il plasma che il siero. Se l’esame non viene eseguito subito, è preferibile il campione in EDTA (le provette da emocromo, per intendersi), perché in questa matrice le molecole sono più stabili. Per intervalli più prolungati è preferibile congelare il campione a -20°C.

Variabili legate a comorbilità

  • Osteopatie (iperparatiroidismo, acromegalia, m. di Paget): concentrazioni aumentate per tutti i BTM.
  • Metastasi ossee: possono elevare le concentrazioni basali di CTX-I, ma non in modo eclatante, in quanto si tratta di forme immature della molecola, che non vengono normalmente rilevate dagli anticorpi utilizzati nel test.
  • Deficit di vitamina D (per iperparatiroidismo secondario e conseguente incremento PTH): concentrazioni aumentate per tutti i BTM.
  • Fratture ossee: provocano incremento marcato dei BTM, con picco di CTX-I dopo un mese e di PINP dopo 3 mesi.
  • Insufficienza renale di grado severo: causa un aumento significativo della concentrazione di CTX-I, tanto che i risultati devono essere interpretati con estrema cautela in pazienti con eGFR < 30 mL/min/1.73 m2. Per quanto riguarda PINP, invece, la forma intatta non viene eliminata dal rene ma dal fegato, pertanto il dosaggio di questa molecola è affidabile anche in caso di ridotta funzionalità renale.

Situazioni particolari. Si riscontrano casi in cui i due BTM mostrano comportamento differente, ad esempio, nelle acuzie di artrite reumatoide, nel mieloma multiplo e nella sindrome di Cushing. Nell'artrite reumatoide CTX-I può essere anche marcatamente aumentato, senza un parallelo innalzamento di PINP, a indicare una ridotta neoformazione. In fase di remissione entrambi i BTM tendono a normalizzarsi. Differenze simili si ritrovano nel mieloma multiplo, nel quale PINP resta normale in fase stazionaria e diminuisce significativamente in progressione di malattia.

 

Bibliografia

  • Bauer D, Krege J, Lane N, et al. National Bone Health Alliance Bone Turnover Marker Project: current practices and the need for US harmonization, standardization, and common reference ranges. Osteoporosis Int 2012, 23: 2425–33.
  • National Bone Health Alliance: Bone turnover marker standardization initiative update, 2016.
  • Szulc P, Naylor K, Hoyle NR, et al. Use of CTX-I and PINP as bone turnover markers: National Bone Health Alliance recommendations to standardize sample handling and patient preparation to reduce preanalytical variability. Osteoporos Int 2017, 28: 2541–56.
  • Caputo M. Marcatori biochimici di turnover osseo: possono essere utilizzati di più e meglio? AME News 33/2019.
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Marco Caputo
Synlab Med srl, Calenzano (FI)

(aggiornamento settembre 2021)

 

Il cortisolo può essere dosato indifferentemente su siero o su plasma. I metodi diretti consentono l’eliminazione della fase di estrazione e sono diventati oggi i più utilizzati in laboratorio, nonostante alcune limitazioni legate alla specificità ed affinità anticorpale per gli steroidi correlati, e la necessità di liberare il cortisolo dai legami proteici prima di procedere alla misura. Il cortisolo è spiazzato dalle proteine vettrici (quali la CBG) da mezzi quali l’8-anilo-1-naftelene-acido sulfonico, il salicilato, il pH acido e il calore. La specificità per il cortisolo è buona; bisogna tuttavia prestare attenzione in circostanze particolari (iperplasia surrenalica congenita) e in pazienti trattati con glucocortisonici sintetici. Le disprotidemie marcate possono interferire con l’accuratezza del risultato, sia in negativo (sindrome nefrosica, pazienti defedati) sia in positivo (gravidanza, terapia estrogenica).
La determinazione del cortisolo libero urinario fornisce una misura integrata della secrezione di cortisolo, anche se ha lo svantaggio di richiedere una raccolta delle urine accurata (non facile da garantire in tutti i contesti) e, se effettuata con i kit per il cortisolo plasmatico, richiede generalmente una procedura di estrazione. Il metodo raccomandato resta la cromatografia accoppiata alla spettrometria di massa, che, però, non è alla portata di tutti i laboratori clinici.
Il cortisolo può essere misurato nella saliva, come la maggior parte degli steroidi di interesse clinico. È stato proposto come valida alternativa al cortisolo libero urinario, in quanto sembra riflettere la frazione ematica libera. Ai vantaggi offerti dalla semplicità e non invasività della raccolta del campione, si oppongono la necessità di disporre di un dispositivo adatto al recupero completo della molecola, di evitare interferenze (cibo, fumo) e disporre di un metodo molto sensibile, idealmente la cromatografia liquida abbinata alla spettrometria di massa, anche se oggi sono proposte alternative in immunometria su strumenti automatizzati. Recentemente è stato proposto come marcatore alternativo il cortisone salivare, che ha un’eccellente correlazione con il cortisolo libero plasmatico e che si ritrova nella saliva a concentrazioni più elevate, data la presenza nelle parotidi dell’enzima 11ß-HSD, ma occorrono ulteriori studi di validazione per un utilizzo clinico esteso.

 

Bibliografia

  • El-Farhan N, Rees DA, Evans C. Measuring cortisol in serum, urine and saliva – are our assays good enough? Ann Clin Biochem 2017, 54: 308-22.
  • Perogamvros I, Keevil BG, Ray DW, et al. Salivary cortisone is a potential biomarker for serum free cortisol. J Clin Endocrinol Metab 2010, 95: 4951–8.
  • Kirchhoff F, Briegel J, Vogeser M. Quantification of free serum cortisol based on equilibrium dialysis and isotope dilution-liquid chromatography tandem mass spectrometry. Clin Biochem 2011, 44: 894–9.
  • Erickson D, Singh RJ, Sathananthan A, et al. Late-night salivary cortisol for diagnosis of Cushing’s syndrome by liquid chromatography/tandem mass spectrometry assay. Clin Endocrinol (Oxf) 2012, 76: 467–72.
  • Beko G, Varga I, Glaz E, et al. Cutoff values of midnight salivary cortisol for the diagnosis of overt hypercortisolism are highly influenced by methods. Clin Chim Acta 2010, 411: 364–7.
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Marco Caputo
Synlab Med srl, Calenzano (FI)

(aggiornamento settembre 2021)

 

Nel secolo appena trascorso, la determinazione della concentrazione ematica della renina veniva effettuata indirettamente, tramite la misura dell’attività enzimatica sul substrato, l’angiotensinogeno. La metodica è complessa, estremamente dispendiosa in termini di attenzione e di tempo, e di difficilissima standardizzazione. Richiede l’incubazione in parallelo di due aliquote incubate a 37° e a 4° e il risultato viene espresso come “attività reninica” (PRA) in ng/mL/h.
Da qualche decennio sono invece disponibili metodi per il dosaggio diretto della renina, con utilizzo di anticorpi monoclonali specifici per pro-renina e renina e rilevazione in chemi-luminescenza. Il metodo, un immuno-dosaggio non competitivo, utilizza come riferimento uno standard internazionale (WHO IRP 68/356).
L’introduzione del test diretto ha contribuito a rendere praticabile l’utilizzo del rapporto aldosterone/renina (Aldosterone/Renin Ratio, ARR) come test di screening per escludere l’iperaldosteronismo primitivo (AP). L’ARR è oggi considerato lo strumento più affidabile per lo screening di AP: nonostante qualche limitazione, è certamente superiore al dosaggio del potassio o dell’aldosterone da solo (entrambi bassa sensibilità) e della renina da sola (bassa specificità).
Come tutti i test immuno-metrici, esistono falsi positivi e falsi negativi. Estremamente importante, tra i fattori pre-analitici, l’anamnesi farmacologica. Le migliori prestazioni si hanno quando i campioni vengono raccolti al mattino, almeno 2 ore dopo il risveglio e dopo essere rimasti seduti per circa un quarto d’ora. La dieta nei giorni precedenti dovrebbe essere libera, senza restrizioni all’introduzione di sale. Va sospesa, almeno un mese prima, la terapia con antagonisti del recettore dei mineralcorticoidi. In circostanze particolari, il test può essere eseguito anche in condizioni subottimali (se è impossibile interrompere il trattamento), utilizzando farmaci alternativi che interferiscono meno con i dosaggi.

 

Bibliografia

  • Funder JW, Carey RM, Mantero F, et al. The management of primary aldosteronism: case detection, diagnosis, and treatment. An Endocrine Society Clinical practice guideline. J Clin Endocrinol Metab 2016, 101: 1889–916.
  • Denimal D, Duvillard L. Endocrine Society guidelines update for the diagnosis of primary aldosteronism: are the proposed aldosterone to-renin ratio cut-off values relevant in the era of fully automated immunoassays? Ann Clin Biochem 2016, 53: 714-20.
  • Rossi GP. Primary aldosteronism: JACC state-of-the-art review. J Am Coll Cardiol 2019, 74: 2799-811.
  • Cavalier E, Delanaye P, Krzesinski JM, Chapelle JP. Analytical variation in plasma renin activity: implications for the screening of primary aldosteronism. Clin Chem 2007, 53: 803-4.
  • Hartman D, Sagnella GA, Chesters CA, MacGregor GA. Direct renin assay and plasma renin activity assay compared. Clin Chem 2004, 50: 2159-61.
  • de Bruin R, Bouhuizen A, Diederich S, et al. Validation of a new automated renin assay. Clin Chem 2004, 50: 2111-6.
  • Stowasser M, Gordon RD. The aldosterone–renin ratio: role and problems. Primary aldosteronism. Springer 2014: pp. 109–26.
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Romolo Dorizzi
Laboratorio, UO Corelab-Laboratorio Unico di Area Vasta Romagna, Pievesestina di Cesena (FC)

(aggiornato al 12 settembre 2016)


La determinazione dell’aldosterone nel sangue e nell’urina presenta delle criticità particolari, a causa della bassa concentrazione dello steroide e della possibilità di interferenti nei liquidi biologici analizzati.
Inizialmente sono stati proposti dei bioassay, ma questi metodi sono complessi ed impegnativi e non possono essere impiegati nella pratica clinica. Sono stati utilizzati, pertanto, metodi RIA, meno complessi ma caratterizzati da lunghe incubazioni (fino a 18 ore), necessità di processare molti campioni insieme nella stessa seduta (per ridurre il costo), limitata stabilità dei reagenti radioattivi (meno di 60 giorni) e problemi legati allo smaltimento di materiali radioattivi.
La precisione della misura dell’aldosterone può essere migliorata utilizzando tecnologie separative come la Gas-cromatografia (GS), la Cromatografia Liquida ad Alte Prestazioni (HPLC) e la Spettrometria di Massa (MS). Anche se queste tecnologie sono considerate di riferimento e forniscono risultati accurati, sono ostacolate da tempi di analisi lunghi, necessità di strumentazione costosa e personale dedicato e fasi di preparazione (ad esempio derivatizzazione chimica del campione), risultando meno praticabili dei metodi immunologici. I metodi GS-MS e HPLC-MS non sono utilizzati dalla maggior parte dei laboratori clinici, come dimostrato dal fatto che nessuno degli 86 laboratori che partecipano al programma di Valutazione Esterna di Qualità QImmunocheck QualiMedLab misura l’aldosterone con un metodo in spettrometria di massa. Negli Stati Uniti l’aldosterone è misurato con molti metodi RIA diversi (spesso “casalinghi”); la frammentazione del mercato di questa determinazione è dimostrata dal fatto che i laboratori che partecipano al Programma di Verifica Esterna di Qualità del CAP utilizzano molti metodi RIA diversi e solo uno di questi è utilizzato da almeno 20 laboratori.
Recentemente sono diventati disponibili metodi immuno-enzimatici non isotopici, che si basano su anticorpi policlonali e monoclonali e su antigeni o anticorpi immobilizzati, che si sono particolarmente diffusi quando sono stati implementati due metodi in chemiluminescenza automatizzati:

  • in uno particelle magnetiche rivestite con anticorpo anti-pecora legano un anticorpo monoclonale anti-aldosterone di pecora. Un coniugato di aldosterone marcato con isoluminolo compete con l’ormone steroide presente nei calibratori e nei campioni di controllo e del paziente. Il segnale luminoso viene misurato come RLU (Unità Relativa di Luce), che è inversamente proporzionale alla concentrazione di aldosterone presente nei calibratori, controlli o campioni di pazienti;
  • il secondo prevede l’incubazione di un anticorpo monoclonale anti-aldosterone biotinilato con il campione, l’aggiunta di aldosterone coniugato con acridinio e, dopo un’ulteriore fase di incubazione, di particelle magnetiche rivestite di streptavidina. Dopo una terza fase di incubazione, il complesso anticorpo-aldosterone è separato magneticamente dall’aldosterone non legato. Dopo il lavaggio e l'aggiunta di reagenti trigger, la luce emessa dall’acridinio è inversamente proporzionale alla concentrazione dell'aldosterone.

I due metodi automatici:

  • consentono sedute analitiche anche di un numero ridotto di campioni in circa 40 minuti;
  • la stabilità di reagenti e materiali è di un anno;
  • assicurano risultati ben correlati con i metodi RIA e EIA più diffusi, ma non possono essere usati in modo alternativo, in quanto rimane un bias nei valori misurati con i due metodi automatici e devono essere impiegati intervalli di riferimento specifici.

 

Bibliografia

  • Cartledge S, Lawson N. Aldosterone and renin measurements. Ann Clin Biochem 2000, 37: 262-78.
  • Gordon RD. The challenge of more robust and reproducible methodology in screening for primary J Hypertens 2004, 22: 251-5.
  • Nadar S, Lip GY, Beevers DG. Primary hyperaldosteronism. Ann Clin Biochem 2003, 40: 439-52.
  • Schwartz GL, Turner ST. Screening for primary aldosteronism in essential hypertension: diagnostic accuracy of the ratio of plasma aldosterone concentration to plasma renin activity. Clin Chem 2005, 51: 386-94.
  • Schirpenbach C, Seiler L, Maser-Gluth C, et al. Automated chemiluminescence-immunoassay for aldosterone during dynamic testing: comparison to radioimmunoassay with and without extraction steps. Clin Chem 2006, 52: 1749-55.
  • Dorrian C, Toole B, Alvarez-Madrazo S, et al. A screening procedure for primary aldosteronism based on the Diasorin Liaison automated chemiluminescent immunoassay for direct renin. Ann Clin Biochem 2010, 47: 195–9.
  • Fortunato A. Il percorso diagnostico del paziente iperteso. RIMeL/IJLaM 2010, 6: 248-51.
  • Rehan M, Raizman JE, Cavalier E, et al. Laboratory challenges in primary aldosteronism screening and diagnosis. Clin Biochem 2015, 48: 377-87.
  • Funder JW, Carey RM, Mantero F, et al. The management of primary aldosteronism: case detection, diagnosis, and treatment: an Endocrine Society Clinical Practice Guideline. J Clin Endocrinol Metab 2016, 101: 1889-916.
  • Belaidi N, Georges A, Brossaud J, Corcuff JB. Aldosterone determination: comparison of a RIA assay and a CLIA assay. Clin Biochem 2015, 48: 89-92.
  • Fortunato A, Prontera C, Masotti S, et al. State of the art of aldosterone immunoassays. Clin Chim Acta 2015, 444: 106–112.
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Marco Caputo
Synlab Med srl, Calenzano (FI)

(aggiornamento novembre 2021)

 

Metanefrine, normetanefrine e acido vanilmandelico sono i principali cataboliti delle catecolamine, escreti dall’apparato urinario. Normalmente presenti nelle urine in modeste concentrazioni, si ritrovano in quantità massicce in caso di feocromocitomi e paragangliomi. Le metanefrine libere urinarie e plasmatiche sono i test con maggiore affidabilità diagnostica nello screening di queste rare ma impegnative neoplasie.
Le linee guida della Società per lo studio dei tumori neuroendocrini del Nord America e l’Endocrine Society suggeriscono il dosaggio di meta/normetanefrine nei pazienti sintomatici, in quelli con incidentaloma surrenalico e nei pazienti con familiarità per feocromocitoma e/o paraganglioma L’utilità di dosare i cataboliti invece degli ormoni attivi risiede nel fatto che la reazione avviene all’interno delle cellule neoplastiche, indipendentemente dall’effettivo rilascio delle molecole attive.
La strategia diagnostica dipende dalla natura del sospetto clinico. Il test su plasma ha una maggiore sensibilità (96%) ma una ridotta specificità (85%), mentre il dosaggio sulle urine delle 24 ore è molto specifico (99.7%) ma meno sensibile (87.5%).

Preparazione del paziente: alcuni farmaci interferiscono significativamente con i metodi di misura (anti-depressivi triciclici, labetololo, sotalolo). Se possibile clinicamente, andrebbero sospesi almeno una settimana prima di eseguire il test (è opportuna consulenza specialistica per decidere la sospensione).
Il prelievo per metanefrine plasmatiche si effettua a paziente disteso. Il campione va raccolto in provette con K-EDTA e il plasma separato entro 2 ore per centrifugazione. Il campione è stabile per 7 giorni a 2-8° e 14 giorni se congelato.

Le urine devono essere acidificate (HCl 6M) e mantenute al fresco e al riparo dalla luce per tutto il tempo della raccolta.
Sia per plasma che per urine il metodo di dosaggio è la cromatografia liquida con doppia spettrometria di massa (Tandem).

 

Bibliografia

  • Taylor RL, Singh RJ. Validation of liquid chromatography-tandem mass spectrometry method for analysis of urinary conjugated metanephrine and normetanephrine for screening of pheochromocytoma. Clin Chem 2002, 48: 533-9.
  • Roden M, Raffesberg W, Raber W, et al. Quantification of unconjugated metanephrine in human plasma without interference by acetaminophen. Clin Chem 2001, 47: 1061-7.
  • Lenders JVM, Duh QY, Eisenhofer G, et al. Pheochromocytoma and paraganglioma: an Endocrine Society clinical practice guideline. J Clin Endocrinol Metab 2014, 99: 1915–42.
  • Unger N, Hinrichs J, Deutschbein T, et al. Plasma and urinary metanephrines determined by an enzyme immunoassay, but not serum chromogranin A for the diagnosis of pheochromocytoma in patients with adrenal mass. Exp Clin Endocrinol Diabetes 2012, 120: 494–500.
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Marco Caputo
Synlab Med srl, Calenzano (FI)

(aggiornamento novembre 2021)

 

Oggi si utilizzano per il dosaggio di estradiolo quasi esclusivamente metodi immunometrici, generalmente immuno-dosaggi competitivi o non competitivi (sandwich). Nel primo caso un agente di rilascio libera dalle proteine di legame l’estradiolo endogeno contenuto nel campione, quindi si aggiunge un anticorpo monoclonale anti-estradiolo e la miscela viene cimentata con un derivato dell’estradiolo in fase solida, che compete con l’estradiolo endogeno per i siti di legame anticorpali. L’aggiunta del rivelatore (oggi quasi sempre in chemi-luminescenza) genera un segnale rilevabile. Esiste una relazione inversa tra la quantità di estradiolo presente nel campione del paziente e la quantità di RLU (Relative Light Units, unità di luce relative) rilevata dal sistema.
Nel caso di dosaggi non competitivi, si utilizzano quantità costanti di 2 anticorpi dotati di specificità per l’ormone. Esiste in questo caso una relazione diretta tra la quantità di estradiolo presente nel campione del paziente e la quantità di segnale rilevata dal sistema.
È disponibile anche un metodo in cromatografia liquida abbinata a doppia spettrometria di massa (Tandem), che per la migliore sensibilità e specificità è il metodo di scelta per il dosaggio nei soggetti di sesso maschile e nei bambini.
L’estradiolo può essere dosato anche nelle urine all’interno di uno spettro di estrogeni totali con metodi spettrofotometrici o radioimmunologici.
La misura dell’estradiolo salivare ha al momento solo finalità di ricerca, con metodiche RIA o immuno-enzimatiche.
Campioni emolizzati o fortemente lipemici non possono essere processati.
Stabilità del campione: 7 giorni a 2-8°C, 1 anno congelato.
La presenza di anticorpi eterofili è in grado di interferire con i dosaggi immunologici, producendo risultati falsamente elevati o ridotti. Anche se la maggior parte dei kit del commercio è in grado di assorbire questa interferenza, risultati dubbi vanno sempre approfonditi. I pazienti che utilizzano biotina ad alte dosi possono ugualmente registrare risultati inaccurati.

 

Bibliografia

  • lmlinger MW, Kuhnel W, Ranke MB. Reference ranges for serum concentrations of lutropin (LH), follitropin (FSH), estradiol (E2), prolactin, progesterone, sex hormone-binding globulin (SHBG), dehydroepiandrosterone sulfate (DHEAS), cortisol and ferritin in neonates, children and young adults. Clin Chem Lab Med 2002, 40: 1151-60.
  • Ismail AA, Barth JH. Endocrinology of gynaecomastia. Ann Clin Biochem 2001, 38: 596-607.
  • Reid R, Abramson BL, Blake J, et al. Managing menopause. J Obstet Gynaecol Can 2014, 36: 830-3.
  • Rifai N, Horvath AR, Wittwer CT, eds. Tietz Textbook of Clinical Chemistry and Molecular Diagnostics. 6th Elsevier 2018.